FICO dagli occhi dei protagonisti: Ecco come stiamo realizzando il sogno di Eataly World

Il racconto di Thomas Bartoli sulla Fabbrica Italiana Contadina

La visione digitale e futurista secondo Ratti e Letterini

 

Unico. Complesso. Educativo. Queste le tre parole simbolo che secondo Thomas Bartoli, Architetto Progettista di FICO Eataly World e Responsabile Eataly Design, più rappresentano l’esperienza racchiusa negli 80.000 mq di Fabbrica Italiana Contadina.

Un progetto che nasce da un’idea rivoluzionaria e vincente, secondo Bartoli, quella di poter vivere e condividere tutte le fasi di trasformazione del prodotto in un unico luogo, dalla nascita nella terra madre fino alla forchetta, passando per le fasi di lavorazione, produzione, vendita, finanche la conoscenza. Un disegno che uno specialista della progettazione di spazi di vendita e ristorazione come l’architetto milanese, dichiara di avere il dovere di affrontare a partire dal suo aspetto funzionale. “Tutto, qui, deve avere un senso”. Allora bando alle frivole architetture e spazio alle esigenze tecniche – vedi l’indispensabile uso dell’acciaio per le parti operative – e a quelle naturali, il tutto a partire da un atteggiamento creativo di rispetto nei confronti di un luogo già esistente, che si porta dietro non solo un’estetica pregevole ma anche una destinazione d’uso storica di mercato all’ingrosso.

 

L’idea progettuale che ha guidato il responsabile di Eataly Design, è quella di far entrare la natura nello spazio interno, creando un continuum tra campi e galleria, e dando la possibilità all’utente di esperire gli ambienti pur climatizzati e chiusi come fossero ambienti aperti, mantenendo di fatto un legame con la terra, generatrice di tutto il processo di filiera che FICO offrirà al visitatore.

Infine, un luogo biodiverso ma unico. Una sfida, quella di rispettare la verità della nostra eterogeneità culturale, enogastronomica e dei soggetti coinvolti, affrontata e risolta tramite una galleria centrale che fa da fil-rouge e da guida narrativa al mondo diversificato di fabbriche, ristoranti, chioschi che il visitatore incontrerà nel camminare o pedalare lungo FICO. Se all’interno sono prodotti e filiere a sancire il passaggio tra i vari mondi, all’esterno questo compito è affidato alla natura, e alla rappresentazione realistica che le cultivar e le razze di animali più caratteristiche fanno dell’Italia.

Ogni passo, all’interno di Fabbrica Italiana Contadina, è stato pensato nell’ottica dell’esperienza realistica ed educativa, di un vero e proprio assaggio italiano. Un percorso educativo che prosegue e si approfondisce all’interno delle sei aree multimediali che a FICO hanno proprio il compito di proporre un’ulteriore immersione nel mondo agroalimentare con un occhio più multimediale-digitale da una parte e futurista dall’altra.

È Stefano Letterini, Presidente ed AD di Clonwerk, a spiegarci come le prime cinque riserve multimediali, rispettivamente dedicate al rapporto dell’uomo con il fuoco, la terra, gli animali, il mare, le lavorazioni di vino, olio e birra, sono state pensate e progettate. “Abbiamo sfruttato la tecnologia più d’avanguardia al servizio della funzione didattica del parco, estendendo la sua esperienza reale ed educativa al nuovo mondo digitale, aggiungendo al contempo spettacolarità”. Tre i momenti per ogni percorso: una fase di stupore iniziale, uno di conoscenza e l’ultimo di apprendimento interattivo, il tutto con filmati curati dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano. Un contributo fondamentale per tutte quelle generazioni che a FICO vorranno godere anche della magia dell’apprendimento digitale.

Una delle sfide più interessanti per Carlo Ratti, a capo di Carlo Ratti Associati e guida creativa per la realizzazione dell’Area del Futuro di FICO, è stata invece quella di “unire il rispetto della tradizione alimentare italiana con uno spirito di innovazione, con il quale provare a inventare scenari per il futuro”. Se il futuro, come diceva Saint-Exupéry, è davvero “da accompagnare”, il Direttore del MIT di Boston, insieme al suo gruppo di Torino, ha scelto di farlo partendo da tre concetti chiave: passato, innovazione e produzione. Un’area, quindi, che investiga l’agricoltura del futuro a partire da ciò che abbiamo fatto per anni, un padiglione dell’agricoltura collaborativa. Un grande giardino idroponico circolare, arricchito di contenuti grazie alla realtà aumentata, dove i visitatori potranno scegliere e piantare i propri semi e vivere e studiare l’esperienza della crescita e lo sviluppo della pianta nel tempo, anche nel post FICO, da casa, tramite una app.

 

Il racconto di Thomas Bartoli sulla Fabbrica Italiana Contadina

La visione digitale e futurista secondo Ratti e Letterini

Unico. Complesso. Educativo. Queste le tre parole simbolo che secondo Thomas Bartoli, Architetto Progettista di FICO Eataly World e Responsabile Eataly Design, più rappresentano l’esperienza racchiusa negli 80.000 mq di Fabbrica Italiana Contadina.

Un progetto che nasce da un’idea rivoluzionaria e vincente, secondo Bartoli, quella di poter vivere e condividere tutte le fasi di trasformazione del prodotto in un unico luogo, dalla nascita nella terra madre fino alla forchetta, passando per le fasi di lavorazione, produzione, vendita, finanche la conoscenza. Un disegno che uno specialista della progettazione di spazi di vendita e ristorazione come l’architetto milanese, dichiara di avere il dovere di affrontare a partire dal suo aspetto funzionale. “Tutto, qui, deve avere un senso”. Allora bando alle frivole architetture e spazio alle esigenze tecniche – vedi l’indispensabile uso dell’acciaio per le parti operative – e a quelle naturali, il tutto a partire da un atteggiamento creativo di rispetto nei confronti di un luogo già esistente, che si porta dietro non solo un’estetica pregevole ma anche una destinazione d’uso storica di mercato all’ingrosso.

L’idea progettuale che ha guidato il responsabile di Eataly Design, è quella di far entrare la natura nello spazio interno, creando un continuum tra campi e galleria, e dando la possibilità all’utente di esperire gli ambienti pur climatizzati e chiusi come fossero ambienti aperti, mantenendo di fatto un legame con la terra, generatrice di tutto il processo di filiera che FICO offrirà al visitatore.

Infine, un luogo biodiverso ma unico. Una sfida, quella di rispettare la verità della nostra eterogeneità culturale, enogastronomica e dei soggetti coinvolti, affrontata e risolta tramite una galleria centrale che fa da fil-rouge e da guida narrativa al mondo diversificato di fabbriche, ristoranti, chioschi che il visitatore incontrerà nel camminare o pedalare lungo FICO. Se all’interno sono prodotti e filiere a sancire il passaggio tra i vari mondi, all’esterno questo compito è affidato alla natura, e alla rappresentazione realistica che le cultivar e le razze di animali più caratteristiche fanno dell’Italia.

Ogni passo, all’interno di Fabbrica Italiana Contadina, è stato pensato nell’ottica dell’esperienza realistica ed educativa, di un vero e proprio assaggio italiano. Un percorso educativo che prosegue e si approfondisce all’interno delle sei aree multimediali che a FICO hanno proprio il compito di proporre un’ulteriore immersione nel mondo agroalimentare con un occhio più multimediale-digitale da una parte e futurista dall’altra.

È Stefano Letterini, Presidente ed AD di Clonwerk, a spiegarci come le prime cinque riserve multimediali rispettivamente dedicate al rapporto dell’uomo con il fuoco, la terra, gli animali, il mare, le lavorazioni di vino, olio e birra, sono state pensate e progettate. “Abbiamo sfruttato la tecnologia più d’avanguardia al servizio della funzione didattica del parco, estendendo la sua esperienza reale ed educativa al nuovo mondo digitale, aggiungendo al contempo spettacolarità”. Tre i momenti per ogni percorso: una fase di stupore iniziale, uno di conoscenza e l’ultimo di apprendimento interattivo, il tutto con filmati curati dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano. Un contributo fondamentale per tutte quelle generazioni che a FICO vorranno godere anche della magia dell’apprendimento digitale.

Una delle sfide più interessanti per Carlo Ratti, a capo di Carlo Ratti Associati e guida creativa per la realizzazione dell’Area del Futuro di FICO, è stata invece quella di “unire il rispetto della tradizione alimentare italiana con uno spirito di innovazione, con il quale provare a inventare scenari per il futuro”. Se il futuro, come diceva Saint-Exupéry, è davvero “da accompagnare”, il Direttore del MIT di Boston, insieme al suo gruppo di Torino, ha scelto di farlo partendo da tre concetti chiave: passato, innovazione e produzione. Un’area, quindi, che investiga l’agricoltura del futuro a partire da ciò che abbiamo fatto per anni, un padiglione dell’agricoltura collaborativa. Un grande giardino idroponico circolare, arricchito di contenuti grazie alla realtà aumentata, dove i visitatori potranno scegliere e piantare i propri semi e vivere e studiare l’esperienza della crescita e lo sviluppo della pianta nel tempo, anche nel post FICO, da casa, tramite una app.